St. Pauli, un amore romantico

01/01/2015 FC St. Pauli |  Autore: Sergio Sorce

Millerntor

Negli anni sessanta il boom economico portò nelle case degli italiani la televisione e con essa il viso dolce di una ragazzina che cantava di un amore impossibile. Gigliola Cinquetti, pur senza l’età, fu così brava da vincere il festival e allo stesso modo noi sogniamo che il St. Pauli, così piccolo e anticonformista, un giorno possa trionfare sul palco del grande calcio.

Nel corso della stagione abbiamo parlato spesso dell’inesperienza che ha segnato alcuni momenti chiave del girone d’andata. La mancanza di un faro del centrocampo capace di raffreddare i palloni bollenti e la paura di gestire il risultato ci hanno fatto perdere punti pesanti. Questa tabella dimostra che siamo la quinta squadra più giovane del campionato ma questo non dev’essere un alibi bensì il punto di forza su cui costruire un futuro solido.

1- RB Leipzig – 24.44
2- 1.FC Nürnberg – 24.98
3- FC Kaiserslautern – 25.01
4- Ingolstadt – 25.25
5- FC St. Pauli – 25.29
6- SpVgg Greuther Fürth – 25.32
7- TSV München 1860 – 25.62
8- FC Heidenheim 1846 – 25.77
9- Eintracht Braunschweig – 26.10
10- VfL Bochum 1848 – 26.34
11- FC Union Berlin – 26.38
12- SV Sandhausen – 26.42
13- SV Darmstadt 98 – 26.69
14- Karlsruher SC – 27.12
15- Fortuna Düsseldorf – 27.14
16- VfR Aalen – 27.48
17- FSV Frankfurt 1899 – 27.59
18- FC Erzgebirge Aue – 27.94

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Meggle al suo arrivo ha strigliato il gruppo gettando nella mischia i prodotti del vivaio Kurt e Startsev. Okan Kurt, turco classe ’95, ha mostrato subito grande personalità mentre Andrej Startsev, russo del ’94, dopo una partenza convincente ha pagato dazio senza comunque uscire dal giro.

Di chiocce si può parlare fino a un certo punto visto che solo Schachten, Thorandt, Kringe ed Heerwagen superano i trent’anni mentre tra gli over 25 abbiamo Tschauner, Kalla, Gonther, Alushi, Görlitz, Nöthe e Nehrig. Il resto della squadra è un gruppo ricco di giovani e giovanissimi come il diciottenne Litka, ultimo a esordire in ordine di tempo.

Altra caratteristica della rosa è la presenza di due stranieri soltanto: il croato Budimir e l’olandese Verhoek. Startsev, Kurt e Alushi hanno infatti doppio passaporto. La mancanza di soldi per sostenere una rete di scouting internazionale e la voglia di costruire in casa i propri talenti ha fatto di necessità virtù.

Valorizzare i giovani italiani è stato il tema dell’estate e il giorno dopo il mondiale brasiliano si guardava al calcio tedesco come un modello da imitare. In Italia, tra calcio scommesse e fuga di talenti, in quattro anni siamo passati dal triplete nerazzurro (peraltro privo di italiani) all’ottavo posto nel ranking Uefa. Seduti sugli allori del 2006 ci siamo illusi di non essere poi così indietro e, tra presunzione e miopia, siamo rimasti ancorati al passato mentre altrove progettavano nuovi stadi e investivano nei vivai.

Se Palacio non avesse sbagliato quel pallonetto avremmo raccontato un’altra storia perché nel calcio vincono i giocatori e non il sistema ma il gol di Götze è il frutto di anni di lavoro, di precisa organizzazione e disponibilità economica.

Ci lamentiamo della povertà della serie A mentre i nostri giovani emigrano all’estero, invochiamo nuove strutture ma si muove poco in tal senso.

Altro che anno zero, il nostro rinnovamento è stato Tavecchio, stadi mezzi vuoti e il 53% di stranieri in campo, Optì Pobà ha dato il nome a una squadra lucana, il presidente della FIGC è diventato una macchietta di Crozza e col fischio d’inizio della prima giornata è tornato in scena il solito teatrino di pupazzi e pupari.

Nel paese delle contraddizioni l’appello è far giocare i giovani ma la risposta è Tavecchio.

Le necessità è costruire stadi di proprietà ma la risposta è Tavecchio.

I nostalgici di Paolo Valenti vorrebbero abolire lo spezzatino ma la risposta è Tavecchio.

Intendiamoci, Tavecchio non è il male del nostro calcio ma è il male del nostro calcio che ha prodotto Tavecchio.

In questo medioevo calcistico del belpaese a noi non resta che combattere indossando una felpa con un teschio, consapevoli che un altro calcio sia ancora possibile. Mentre molti seguono la via del business noi prendiamo il sentiero che parte da Amburgo e ci porterà a un nuovo risorgimento. E se qualcuno ci guarderà con stupore risponderemo con occhi sognanti, come quella ragazzina in bianco e nero: “Lascia che io viva un amore romantico”.

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